Keith Haring è stato un pittore e writer nato nel 1958 in Pennsylvania. Si dimostrò fin dalla giovane età incline al disegno con il solido appoggio del padre Allen. Le sue prime influenze furono i personaggi dei fumetti Disney e del Dr. Seuss, ma a dispetto di questo mondo favolistico che tanto lo attraeva, in età adolescenziale diede prova di temperamento ardente ribellandosi alle imposizioni e diventando consumatore di droga e alcolici. Ciononostante portò a compimento gli studi secondari nel 1976 inscrivendosi poi all’Ivy School of Professional Art di Pittsburgh dove seguì, su suggerimento dei genitori, delle lezioni di grafica pubblicitaria. Tuttavia, Haring si rese conto che quella non era la sua strada e decise di abbandonare il corso dopo due semestri intraprendendo necessariamente diverse attività lavorative e dedicandosi al contempo alla lettura. Di lì a breve venne in contatto con Pierre Alechinsky, artista che gli suscitò una grande emozione e lo spinse ad assecondare la propria vocazione per l’arte portandolo a organizzare un anno dopo, nel 1978, la sua prima mostra personale che riscosse grande successo.
Forte del riscontro ottenuto, di lì a poco si trasferì a new York alla ricerca di nuove sfide e di artisti che avessero idee e interessi affini. Nella nuova città, Haring cominciò a seguire i corsi della School of Visual Art dove apprese i rudimenti del disegno, della pittura e della scultura, ma nemmeno questi studi vennero portati a compimento. Il forte temperamento dell’artista lo portò a dimostrarsi insofferente verso le forme espressive e i sistemi di diffusione artistica tradizionali, a favore di uno scenario artistico ben più ampio, quello urbano. Fu proprio sotto l’egida del graffitismo che Haring iniziò a definire la propria identità artistica divenendo gradualmente consapevole dell’originalità delle proprie creazione grafiche. Nel giugno 1980 Haring venne invitato a partecipare al Times Square Show, la prima mostra artistica dedicata all’arte underground statunitense, conoscendo in questa occasione alcuni dei più significativi esponenti della street art quali Lee Quinones, Fab Five Freddy e Futura 2000, subendone il fascino e l’influsso. Per Haring si erano aperte a tutti gli effetti le porte del successo, consolidando la propria fama in occasione della mostra personale dell’ottobre 1982. Si tratta del periodo in cui Haring cominciò a viaggiare e a farsi conoscere anche in Europa, recandosi in Italia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Gran Bretagna dove lasciò segni di sé e della propria arte nei paesaggi urbani visitati.
Il giovane Haring rimase tuttavia vittima della sindrome da immunodeficienza acquisita -AIDS- che nella metà degli anni ’80 si stava propagando a macchia d’olio. Per l’artista non si trattava in ogni caso di una particolare sorpresa riconoscendo la promiscuità che caratterizzava i suoi rapporti (lo stesso Haring aveva già dichiarato in anni precedenti il suo orientamento omosessuale). Questo tema venne trasposto anche in alcune sue opere. La salute di Haring peggiorò fino a quando gli fu persino impossibile dipingere. La sua ultima opera pubblica fu Tuttomondo, sulla parete esterna del convento Sant’Antonio a Pisa. Tra le sue ultime attività Haring fondò la Keith Haring Foundation, che si propone di continuare la sua opera di sostegno alle organizzazioni a favore dei bambini e della lotta contro l’AIDS. Haring morì il 16 febbraio 1990 a New York a causa delle complicanze legate all’AIDS.
L’immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del XX secolo. La sua arte iconografica, apparentemente infantile, veicola messaggi semplici, chiari e immediati che riguardano diversi temi della sua epoca, quali il capitalismo, il razzismo, l’ingiustizia sociale, l’apartheid, il riarmo nucleare, la droga e l’AIDS senza tralasciare argomenti come l’amore, la felicità, la gioia e il sesso. La sua grande intuizione è stata di portare l’arte a portata di tutti, fuori dai musei e dalle gallerie, ignorando le regole imposte dal mondo del mercato.