Oggigiorno il mondo della cartoleria offre tantissime proposte e una marea di opzioni tra le quali destreggiarsi con lo scopo di rispondere sempre di più alle esigenze dei consumatori. Facendo un tuffo nel passato, invece, è possibile notare come le proposte, nettamente inferiori, facevano per lo più capo a pochi e solidi marchi il cui nome è storia. Riscopriamo assieme alcuni oggetti di cancelleria che ci faranno inevitabilmente riscoprire i ricordi e le emozioni dei banchi di scuola.
- La colla Coccoina è una colla bianca in pasta a base di destrina di fecola di patate e acqua e profumata con olio di mandorla. Oltre all’inconfondibile profumo, questa colla è ampiamente conosciuta per la sua confezione in alluminio dotata di alloggiamento centrale per il pennellino utilizzato per la stesura della colla stessa. È prodotta dall’azienda Balma, Capoduri & C. e la sua nascita risale al 1927. Il prodotto si affermò in breve tempo sul mercato e negli anni ’80 la gamma Coccoina subì un ampliamento con il lancio di Coccoina 84, una formulazione di colla liquida anch’essa profumata alla mandorla. Nel 2006 è stato invece il momento di Coccoina stick e nel 2014 di Coccoina Mia, una colla vinilica. Tutte le colle del marchio Coccoina sono prodotte internamente alla fabbrica pavese seguendo dei rigidi parametri posti dalle normative ambientali e quindi senza l’impiego di solventi.
- A scatenare i ricordi dei banchi di scuola chiamiamo in causa ancora l’olfatto e il profumo inconfondibile delle gommine colorate e profumate. Ce n’erano di tutte le forme e colori, si faceva gara a chi ne collezionava di più, talvolta senza destinarle effettivamente allo scopo per le quali erano state create, ossia cancellare. Un must anni ’90!
- Un’altra celebre versione della gomma da cancellare è la gommapane, tipica per la sua forma plasmabile simile allo stucco o a una gomma da masticare…veniva utilizzata per sbizzarrirsi con “opere scultoree” anziché per la sua effettiva funzione. A differenza di una classica gomma da cancellare, la gommapane funziona assorbendo le particelle di grafite e carboncino, per cui non si consuma e perde pezzi. La possibilità di modellarla fa sì che si possano operare delle cancellature di precisione oppure lavorare sui chiaroscuri o lavori di dettaglio quando si disegna a carboncino.
- Impossibile poi non conoscere la penna a sfera Bic! Quella classica, col “cappuccio” e con l’esterno trasparente che permette di vedere il livello d’inchiostro rimanente. Il nome deriva dal suo creatore, Marcel Bich il quale dopo aver acquistato il brevetto della penna a sfera da László József Bíró presentò la versione che tutti noi conosciamo nel dicembre 1950 e che ad oggi risulta ancora la penna più venduta al mondo.
- Una versione particolare della Bic, che non poteva mancare negli astucci degli alunni più stilosi -o semplicemente perché le maestre di matematica imponevano l’utilizzo di colori diversi a seconda che si avesse a che fare con unità, decine, centinaia e migliaia- era la penna Bic quattro colori. Bastava abbassare la levetta del colore col quale si voleva scrivere e dall’estremità inferiore sbucava la punta desiderata. L’unica pecca di questo modello era data dalla tendenza a esaurire per primo il colore nero o blu e non esistevano ricambi. Successivamente si erano affacciati sul mercato anche nuovi modelli a otto e persino a sedici colori: penne di una grandezza paradossale per le manine di un bambino.
- Un oggetto cult che ci supportava nell’attività di studio a casa era il mappamondo, l’antenato di Google Maps! Il top dei top era poi quello che si illuminava. Abbiamo imparato più cose facendolo roteare che sfogliando i libri di geografia.
- Impossibile poi affrontare la scuola senza un adeguato set di matite. Di base si parte con dodici colori, ma più si diventa grandi più si è esperti di tutte le sfumature esistenti e allora perché non ricorrere a set molto più completi che raggiungevano anche le 48 matite?!?!?! Un mutuo per il genitore che vuole accontentare il figlio per poi scoprire che, inevitabilmente, molti di questi colori rimangono intonsi.
- Alle elementari si chiama sussidiario, dalle medie in poi il peso del sapere è rappresentato dagli innumerevoli libri di testo, uno per ogni materia. Il momento più bello di tutto l’anno scolastico?! L’inizio, quando i libri sono ancora nuovi e ci si diverte a “esplorarli” per la prima volta assaporando il profumo della carta patinata. Meno fortunati gli alunni di quelle scuole in cui si pratica il “noleggio” dei libri: qui la scuola è proprietario del testo che di anno in anno si passa da classe a classe, studente dopo studente. L’odore della carta patinata è talvolta diventato odore di muffa e quando si sfogliano le pagine rimane sulle mani una sorta di patina come quella tipica di quando si maneggiano dei soldi (sporchi). Per non parlare poi dei libri che cadono letteralmente a pezzi…
- Di solito alle elementari e medie si parla di diario, dalle superiori non potevi e non si può tutt’ora non avere la Smemo. La funzione è la stessa ma la Smemoranda è molto di più. È il mondo dell’adolescente tipo: in essa si trova di tutto, pochi compiti e tante scritte colorate, dediche, bigliettini più o meno segreti, ecc. ecc. spesso si fa a gare a chi aveva il “tomo” più grosso. Dal 1978, anno del suo lancio, è ancora il diario più venduto resistendo alla concorrenza dei diari modaioli del momento.
- Il necessaire anni ’80-’90 è stato raccolto, non rimane che infilarlo dentro all’immancabile zainetto Invicta. Un marchio storico sulle spalle di milioni di studenti; lo zaino è diventato parte integrante dell’abbigliamento dello studente, meglio ancora se personalizzato con spille, scritte e firme di ogni tipo.