Bianchetto, cancellina, scolorina, ecc. ecc. Tanti sono i nomi attribuiti a questo immancabile accessorio per la cancelleria scolastica e da ufficio, ma quello ufficiale e che solo in pochi utilizzano è “correttore”. Eppure, per quanto utile, non sempre è benvoluto da tutti, soprattutto dai prof che in caso di abuso, lamentano presunte “intossicazioni da bianchetto” dato il suo inconfondibile odore. Ciò ha posto questo articolo inevitabilmente di fronte a un processo di evoluzione e di miglioramento.
Il bianchetto è nato nel 1951 negli Stati Uniti, a opera di Bette Nesmish Graham, che lavorava come segretaria a Dallas di giorno e di notte faceva la disegnatrice. Ovviamente all’epoca le segretarie battevano a macchina e un giorno, Bette osservando la sua scrivania, si rese conto che tra i vari accessori mancava qualcosa: un prodotto in grado di correggere velocemente gli errori di battitura. Bette si improvvisò allora “piccolo chimico”, mescolando alcune delle tempere che aveva in casa per trovare una tonalità di colore che si avvicinasse a quella della carta. Una volta ottenuta la miscela del colore desiderato, la versò in una boccetta di smalto e la portò in ufficio riscuotendo un certo successo tra le sue colleghe. Di lì a breve la miscela venne distribuita col nome di Liquid Paper (carta liquida) ed ebbe un successo su scala mondiale che si tramanda ancora oggi.
Chi ha frequentato i banchi di scuola tra il 1980 e i primi anni ’90 di sicuro non può non ricordarsi del più classico dei classici che si avvicina molto alla formula creata dalla Graham: il bianchetto in boccetta con tanto di pennellino. Forse uno dei primi imputati per il suo odore non sempre gradevole, andava applicato sul testo che si desiderava cancellare: poche pennellate e il foglio tornava pulito. Tuttavia, agli studenti frettolosi e pasticcioni non era di sicuro un articolo da consigliare: l’applicazione non risultava mai precisa, spesso la quantità di prodotto che finiva nel foglio era in eccesso, e manco a farlo apposta lo studente impaziente non riusciva ad attendere che il liquido si fosse asciugato e il pasticcio era assicurato!
Col passare del tempo, come già accennato, si è cercato di rimediare a queste “defezioni” e, ad oggi, sono state create due efficaci varianti del classico bianchetto. Innanzitutto per venire incontro al problema dell’eccessiva quantità di fluido e quindi alla poca accuratezza, è nato il correttore a penna: grazie alla sua punta metallica è possibile cancellare con la stessa precisione del tratto della penna con cui si è scritto e commesso l’errore; in questo modo il liquido viene rilasciato poco alla volta evitando gli sprechi. Probabilmente la precisione nella correzione è il problema minore e nel tempo si è data più importanza all’aspetto della velocità intesa come possibilità di correggere e procedere immediatamente con una nuova scrittura. A tal proposito un’altra tipologia di correttore creata è quella a nastro: un nastro bianco che si stende in maniera uniforme e senza eccessi lasciando il foglio pulito e in ordine. Anche qui i nomignoli per questo prodotto non si sono sprecati: ricordiamo uno su tutti, data la sua forma, il “topino”.
Innegabile dunque l’utilità dal correttore, va tuttavia ricordato che non è sempre possibile farne uso. È vietato utilizzare il correttore, per esempio, nella compilazione di un qualsiasi documento ufficiale quando sono presenti firme o timbri. Allo stesso modo, durante un esame di stato o un concorso pubblico, utilizzare il correttore potrebbe causare l’immediato annullamento della prova.
Piccola parentesi per le mamme che si trovano con i vestiti dei figli macchiati dal correttore. Niente panico! La macchia di bianchetto può essere rimossa con facilità: se si tratta di un capo in jeans basta versare sulla macchia qualche goccia di acetone e strofinare con un panno umido, procedere poi col normale lavaggio in lavatrice; se si tratta di un capo sintetico o di nylon si consiglia di provare a rimuovere la macchia con l’alcool o l’acqua ragia (se il capo è chiaro) -per sicurezza prima provare sempre in un angolo nascosto del capo di abbigliamento. Ma non dimentichiamo i rimedi della nonna: latte caldo e strofinare sulla macchia.