La scorsa settimana abbiamo visto come il processo di stampa sia caratterizzato da una storia piuttosto recente, è bastato infatti tornare indietro di un paio di secoli per documentare i primi tentativi di riprodurre sulla carta dei testi scritti mediante l’ausilio di macchinari, inizialmente piuttosto rudimentali. Questa storia, seppur breve è stata caratterizzata da numerosi tentativi per la ricerca della perfezione del risultato finale. Ovviamente i progressi in questo settore non hanno potuto non essere influenzati dall’evoluzione tecnologica: è così che quasi 60 anni fa si è cominciato a parlare di stampa offset.
La stampa offset è un tipo di stampa indiretta che impiega tre cilindri a contatto tra loro: si basa sul principio di repulsione tra acqua e olio, sistema che permette ottime definizioni e risoluzioni. La lastra che riproduce le forme (lettere, forme, grafici, ecc.) da stampare è avvolta attorno al primo cilindro che gira e viene inchiostrata e umidificata, passa poi sul secondo cilindro rivestito di caucciù che si inchiostra sullo stampo della lastra e, di conseguenza, stampa sul foglio il medesimo contenuto della lastra.
Per comprendere ancora meglio la realizzazione di questo tipo di stampa vediamo come si compone una macchina da stampa offset. A inizio macchina c’è il sistema “mettifoglio” o sbobinatore, formato da una serie di aspiratori che alzano il foglio, lo separano dai sottostanti e lo posizionano su un piano di scorrimento in linea con le squadre di registro, che permettono ai fogli di passare sempre a una stampa distante e univoca per evitare quindi stampe storte. Il corpo della macchina è formato dai “castelletti”, uno per colore e ciascuno contenente una lastra e i cilindri sopra descritti. Ogni castelletto trasferisce un colore al foglio: gli inchiostri aderiscono solo alla parte lavorata della lastra -detta anche grafismo- senza essere intaccata dall’acqua la cui funzione consiste nel definire con precisione i contorni dei grafismi. Nello specifico in ogni castelletto c’è un calamaio (che contiene l’inchiostro), il gruppo di macinazione (che comprende i rulli che trasportano l’inchiostro ottimizzato dal calamaio alla lastra e che termina col rullo inchiostratore, a contatto con la lastra), il cilindro porta lastra (su cui è fissata, appunto, la lastra) e i rulli bagnatori (che la bagnano con una soluzione di acqua e alcol isopropilico), infine si trovano il cilindro porta caucciù (che riceve l’immagine dalla lastra e la riporta sul foglio di carta) e quello di contropressione (che fornisce la pressione adeguata di impressione e stampa in base allo spessore della carta). A fine macchina ci sono la raccolta dei fogli ed eventualmente altri macchinari di finitura.
